Alexandros by Valerio Massimo Manfredi

Alexandros by Valerio Massimo Manfredi

autore:Valerio Massimo Manfredi [Family]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


- Sei stato molto imprudente, didáskale, a venire fin quassù. Per di più è pericoloso: dobbiamo salire ancora per raggiungere le nostre truppe ausiliarie, gli agriani che presidiano il passo.

- Io non ho paura di niente. E questa sera faremo due chiacchiere: ne avrai di cose da raccontarmi.

Si misero in viaggio, ma il mulo di Leonida non teneva il passo con i cavalli degli altri soldati e così Alessandro li lasciò andare avanti e rimase indietro con il suo vecchio maestro. A un certo punto, calata l’oscurità, si trovarono davanti a un bivio: in tutte e due le direzioni il terreno era calpestato da zoccoli di cavalli sicché Alessandro scelse a intuito uno dei sentieri, ma si trovò presto in luoghi solitari e deserti che non aveva mai visto.

Intanto l’oscurità si era infittita e con il buio si era alzato anche un vento gelido che soffiava da settentrione. Leonida era intirizzito e cercava di stringersi alla meglio sulle spalle il mantelluccio di lana grezza. Alessandro lo guardò, livido com’era, con gli occhi lacrimosi pieni di stanchezza, e provò una profonda compassione. Il povero vecchio, che aveva passato il mare per incontrarlo, non avrebbe superato la notte con quel vento gelido. Era chiaro che avevano imboccato il sentiero sbagliato, ma era troppo tardi per tornare indietro e raggiungere gli altri e, per di più, ormai non ci si vedeva più quasi niente. Doveva accendere assolutamente un fuoco, ma come? Non aveva braci né vedeva legni secchi in giro: tutta la ramaglia era inzuppata e coperta di neve e il tempo peggiorava.

A un tratto vide un fuoco risplendere nel buio, a non molta distanza, e poi un altro e un altro. Disse: - Maestro, non ti muovere di qui, torno subito. Ti lascio anche Bucefalo.

Il cavallo protestò con uno sbuffo, ma si lasciò convincere a restare con Leonida e il re strisciò nel buio fino ai fuochi. Erano guerrieri nemici che si preparavano per la notte e avevano acceso dei fuochi per scaldarsi e cucinare.

Alessandro si accostò a un cuoco che stava infilando della carne su uno spiedo; appena questi si allontanò a prendere qualcosa, scivolò veloce fino al fuoco, si impadronì di un tizzone, lo nascose sotto al mantello e tornò indietro, ma un rumore di rami spezzati denunciò la sua presenza. Uno dei guerrieri gridò: - Chi è là? - e si avvicinò con la spada sguainata al punto in cui l’intruso si era nascosto dietro a un albero con gli occhi che gli lacrimavano per il fumo e trattenendo il fiato per non tossire o starnutire. Per fortuna, un altro soldato che si era appartato per orinare tornò in quel momento verso il campo.

- Ah, sei tu - disse l’uomo ormai a pochi passi da Alessandro. - Andiamo, è quasi pronto.

Il re sgusciò via attento a non fare il minimo rumore e raggiunse passo dopo passo il sentiero, sempre tenendo nascosto il tizzone fumigante. Cominciava a nevicare e soffiava un vento ghiacciato, tagliente come una lama: il vecchio doveva essere allo stremo.



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